Matteo Moi – Human Resources Director

Cari amici di mia moglie e miei hanno una figlia infermiera, Margherita, classe 1994 come nostro figlio maggiore, che lavora al Policlinico in un reparto “ordinario” non riservato a pazienti Covid-19.

Una sera di inizio marzo Margherita comunica ai genitori che andrà a vivere da sola.  Lo farà fino a che perdurerà questa situazione di emergenza, per non correre il rischio di trasmettere ai suoi cari ed al fidanzato un suo eventuale contagio.

Dopo aver trovato un alloggio, alcuni giorni dopo, aiutata dal padre, Margherita trasloca nel piccolo appartamento che contribuisce col suo stipendio a pagare.

Da quel momento vive da sola senza trovare la cena o il pranzo preparato quando finisce il turno. Senza nessun affetto fisicamente vicino.

Spesso pensiamo che i nostri ragazzi abbiano continuamente bisogno di noi, che non siano pronti a far fronte da soli alle burrasche della vita.

Invece non è così.  Soprattutto se negli anni è stato trasmesso loro qualcosa che non sia la cura esclusiva di proprio interesse.

Mi porto via una maggior fiducia nelle loro capacità, nella loro energia e senso di responsabilità.
E nel futuro che sapranno costruire.