19 Apr Alessandra G. – Architetto
Nei primi giorni di isolamento ho pensato – come molti – alle cose che dovevo fare, agli impegni che inevitabilmente sarebbero saltati.
Piacevoli o meno che fossero, sembrava un problema non poter gestire le cose come da programma. Le riunioni con i colleghi di lavoro; il consiglio di classe organizzato dai professori di mio figlio; il progetto da consegnare in comune; la cena con gli amici…
Mi metteva ansia il pensiero di dover cercare una soluzione alternativa a tutto e di dover trovare un modo per adempiere a tutto ciò avevo programmato.
Poi, col tempo, mi sono accorta che non era così grave.
Alcune cose potevano tranquillamente esser rimandate, altre proprio sfumavano da sole, sullo sfondo drammatico di questo periodo sospeso…
Restavano però le relazioni con tutte le persone con cui sarei dovuta entrare in contatto. Anche se gestite a distanza, non sono diventate per questo meno intense. Anzi.
Mi sono accorta che possiamo fare tranquillamente a meno di molte cose.
Possiamo essere meno voracemente consumatori di cose e di attività e muoverci nel mondo più in punta di piedi.
Voglio portarmi via la capacità di valutare meglio il superfluo. Non solo in termini di oggetti, ma anche di obiettivi, attività, impegni.
Non serve riempirci di cose da fare per essere persone belle e soddisfatte di sé.