25 Apr Cristina Sulpizi – Architetta
Io, negli ultimi 4 anni, ho svolto gran parte del mio lavoro da casa, quindi lo smart working lo pratico da un po’.
So cosa vuol dire svegliarsi, lavarsi, vestirsi (non ho mai lavorato in pigiama!) e sedersi sulla sedia davanti al proprio pc per l’intera giornata, interrotta solo dalle telefonate di clienti e fornitori: sono un’architetta.
Quando è arrivato l’obbligo di restare a casa è cambiato poco.
Poi però hanno chiuso i cantieri. Allora il telefono ha smesso di squillare e io ho smesso di sedermi per ore davanti al pc a lavorare.
Ho trovato una nuova routine.
Sveglia, colazione no – quella non la faccio comunque – pulizia personale, scelta dei vestiti, pulizia di casa, che cucino a pranzo, che cucino a cena scongela di qua, prepara di là, qualche telefonata con le amiche e nessun problema da risolvere.
Ed eccola la nuova routine che già si è impossessata di me.
Ma…Ma….
Ma un giorno, prima di Pasqua, le aziende produttrici del settore arredamento e design hanno deciso di iniziare a fare corsi di aggiornamento on line, ed eccomi di nuovo lì, davanti al pc, seduta con la massima concentrazione ad ascoltare e cercare nella mente le sensazioni date dai materiali che descrivono.
E allora immagino tutti questi nuovi prodotti, con le loro forme, colori, odori nelle case dei miei clienti.
La quarantena mi ha ridato il tempo di immaginare, creare l’atmosfera che vorrei per il progetto, di ascoltare la mia fantasia, di pensare luoghi confortevoli.