01 Mag Claudio Muci – Copywriter
Ho sempre invidiato i musicisti perché, combinando note,
possono comunicare direttamente e rapidamente
con persone di tutto il mondo.
Chi invece come me combina parole è molto più limitato.
E naturalmente mi emoziono quando i musicisti si radunano per grandi cause mondiali.
Ho l’età per aver seguito i tre più grandi concerti di beneficienza della storia:
. The Concert for Bangladesh del 1971 per aiutare gli oltre 10 milioni di rifugiati di guerra;
. il Live Aid del 1985 per la carestia in Etiopia che uccise più di un milione di persone;
. il Together at Home del 18 aprile 2020, dove hanno suonato più di 100 artisti, ognuno dalla propria casa, per raccogliere fondi per la sanità mondiale ed essere vicini ai lavoratori più esposti a questo inconcepibile virus omicida.
Questi concerti portano vicino ciò che è lontano, ci coinvolgono, ci fanno sentire solidali, fraterni, buoni.
Bisogna però essere sinceri: l’essere umano non è così. Ma in queste occasioni l’umanità capisce di poter essere migliore.
Mi porto nel futuro l’impegno a tenere più vicino ciò che è lontano, a ricordare ciò che è accaduto, a raccontare chi ha fatto cosa e perché (nel bene come nel male).
Lo farò con i miei strumenti, le parole, che più della musica fanno in modo che la memoria non venga persa.
P.S. Mi viene in mente che i Rolling Stones hanno suonato nel 1985 e nel 2020, 35 anni dopo. Per dirla con Cent’anni di solitudine: “Il tempo passa, ma non tanto.”