08 Mag Andrea Corbella – Pensionato
Lo scorso novembre è mancata mia madre.
Aveva 92 anni ed è sempre stata un importante punto di riferimento per la nostra famiglia.
Per i suoi nipoti era “La nonna Irma”. Esatto, con l’articolo determinativo, che fa tanto dialetto milanese, ma in questo caso ha anche un valore emotivo.
Mia madre ha vissuto i suoi ultimi giorni in un hospice, il cui personale si è presa cura di lei con professionalità, attenzione e amorevolezza.
Quando è emersa l’emergenza Covid-19 ho pensato proprio a loro: a quelle persone che erano maggiormente esposte al rischio quotidiano svolgendo il loro prezioso compito.
È per questo che, d’accordo con tutta la famiglia – io, mio fratello e i nostri figli -, ho deciso di mettere a disposizione gratuitamente la casa della nonna Irma a chiunque del personale dell’hospice potesse averne bisogno.
Dopo sole poche ore dalla mia offerta, la casa ha trovato un’inquilina.
L’ha chiesta una psicologa della struttura che aveva bisogno di luogo dove poter soggiornare per non mettere a rischio la propria famiglia.
E così la casa della nonna Irma ha ricominciato ad essere abitata.
Questo gesto non ha aiutato solo chi ci è venuto a vivere: ha aiutato molto anche noi.
Il fatto che la casa della nonna Irma sia abitata e sia di aiuto a qualcuno in difficoltà, in qualche modo ce la fa sentire ancora con noi.
Anche se mia madre non c’è più, quello che di positivo ha sempre rappresentato per la nostra famiglia è ancora vivo.
Donare è ricevere e siamo sicuri che la nonna Irma sarebbe d’accordo con noi: questo è il prezioso insegnamento da non dimenticare mai.